Fra' Andrés Ferrer de Valdecebro (1620-1680) fece parte dell'ultima grande generazione aurea. Membro dell'Ordine dei Predicatori, mostrò una curiosità intellettuale che lo predispose a una peculiare sintesi di saperi, sebbene un titolo altisonante come Il perché di tutte le cose non riuscisse, in un momento così critico per la scienza spagnola, a occultare né i suoi limiti, né il suo obiettivo trascendente. Infatti, nonostante si tratti di una raccolta di domande e risposte sulla filosofia naturale nella linea dei Problemata aristotelici, la seconda parte dell'opera rivela un procedimento didattico che permette di desumere la lezione morale celata negli aspetti più futili della natura o del corpo umano. Questa scissione tra le due parti del libro ne fa una precisa metafora dello stato della cultura spagnola alla fine del XVII secolo: un'esposizione impossibile di conoscenze scientifiche avanzate –qui sostituite da asseverazioni nella maggior parte dei casi già formulate nel Medio Evo– e una spiegazione finale metafisica carica del più profondo pessimismo barocco.
Con El porque de todas las cosas recuperiamo un'opera che nella sua epoca ebbe un gran succeso, per essere poi completamente dimenticata. Per questa ragione, le note non solo individuano le fonti del testo, ma mostrano anche la sopravivenza di tali idee nell'immagianrio dei Secoli d'Oro, come illustrano pure le bellissime incisioni dell'epoca che integrano la presente edizione.
A cura di Antonio Bernat Vistarini e John T. Cull. Traduzione e Postfazione di Daniela Capra.
La collana «Biblioteca Mediterranea» è patrocinata dall'Università degli Studi di Torino.
Con El porque de todas las cosas recuperiamo un'opera che nella sua epoca ebbe un gran succeso, per essere poi completamente dimenticata. Per questa ragione, le note non solo individuano le fonti del testo, ma mostrano anche la sopravivenza di tali idee nell'immagianrio dei Secoli d'Oro, come illustrano pure le bellissime incisioni dell'epoca che integrano la presente edizione.
A cura di Antonio Bernat Vistarini e John T. Cull. Traduzione e Postfazione di Daniela Capra.
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