Italia del Sud, animali e medicazione... questa costellazione del post precedente immediatamente richiama alla mente la tarantola, animale emblematico della regione d’Apulia, almeno secondo Cesare Ripa, che nella sua Iconologia la presenta con queste parole:
„Le tarantole ... [sono] animali notissimi, e vnichi in questa Prouincia, come anco per dimostrare (secondo che riferisce il Mattiolo sopra Dioscoride nel lib. 2.) la diuersità del lor veneno; perciòche mordendo esse alcuno ne succedono diuersi, & strani accidenti; alcuni cantano, alcuni ridono, alcuni piangono, chi grida, chi dorme, chi veglia, chi salta, chi trema, chi suda, & chi patisce altri diuersi accidenti, & fanno pazzie, come se fossero spiritati, & ciò da altro non procede, se non dalle diuerse nature sì di questi animali, come ancora di quelli che sono da essi morsicati, & anco secondo i giorni, & l’hore.
... Il veleno di questi animali (come narra il Mattiolo nel luogo sopradetto) vniuersalmente si mitiga, & si vince con la musica de suoni, & però si costuma di far sempre sonare dì, & notte fin che l’offeso sia sanato, imperòche il lungo suono, & il lungo ballare ... prouocando il sudore gagliardamente vince alfine la malignità del veleno, & ancorche detti instrumenti per ogni parte si costumano volontariamente per gusto, & delettatione non dimeno in questa Prouincia si adoprano non solo à questo fine ma per necessità, come si è detto. ”(Iconologia, Roma 1603, pp. 265-266; citato dal nostro CD „Studiolum 2000: Ripa e le sue fonti”)
Mentre Valentinus nella sua riccamente illustrata Natur- und Materialien-Kammer (1714) – i cui tre volumi si includeranno in un nostro futuro CD dei libri sulle Wunderkammer – non solo descrive la tarantola e la malattia causata da ella, ma da buon medico e da buon prussiano anche registra la esatta melodia con cui essa si cura (p. 514):
„Le tarantole ... [sono] animali notissimi, e vnichi in questa Prouincia, come anco per dimostrare (secondo che riferisce il Mattiolo sopra Dioscoride nel lib. 2.) la diuersità del lor veneno; perciòche mordendo esse alcuno ne succedono diuersi, & strani accidenti; alcuni cantano, alcuni ridono, alcuni piangono, chi grida, chi dorme, chi veglia, chi salta, chi trema, chi suda, & chi patisce altri diuersi accidenti, & fanno pazzie, come se fossero spiritati, & ciò da altro non procede, se non dalle diuerse nature sì di questi animali, come ancora di quelli che sono da essi morsicati, & anco secondo i giorni, & l’hore.
... Il veleno di questi animali (come narra il Mattiolo nel luogo sopradetto) vniuersalmente si mitiga, & si vince con la musica de suoni, & però si costuma di far sempre sonare dì, & notte fin che l’offeso sia sanato, imperòche il lungo suono, & il lungo ballare ... prouocando il sudore gagliardamente vince alfine la malignità del veleno, & ancorche detti instrumenti per ogni parte si costumano volontariamente per gusto, & delettatione non dimeno in questa Prouincia si adoprano non solo à questo fine ma per necessità, come si è detto. ”(Iconologia, Roma 1603, pp. 265-266; citato dal nostro CD „Studiolum 2000: Ripa e le sue fonti”)
Mentre Valentinus nella sua riccamente illustrata Natur- und Materialien-Kammer (1714) – i cui tre volumi si includeranno in un nostro futuro CD dei libri sulle Wunderkammer – non solo descrive la tarantola e la malattia causata da ella, ma da buon medico e da buon prussiano anche registra la esatta melodia con cui essa si cura (p. 514):
Nonostante ciò, Atanasio Kircher, l'altro grande compositore di gabinetti di curiosità virtuali e reali – il cui Musaeum Kircherianum a cura di Filippo Bonanni (Roma 1709) farà altrettanto parte del nostro CD delle Wunderkammer – propone una differente melodia curativa contro il veleno della tarantola: ascoltiamola dal CD „La Tarantella”, nell'interpretazione di Lucilla Galeazzi, Marco Beasley e Christina Pluhar.
1 comentario:
:-)
Grazie, come sempre.
Siccome ho visto spuntare le Wunderkammer qua e là nei tuoi scritti, non è che per puro caso hai notizie di quella dei Gonzaga a Mantova? È uno degli elementi che ha ispirato ad un poeta svizzero di lingua italiana, Pusterla, la sua poesia sull'armadillo.
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